In questi giorni mi capita di guardare immagini in cui intere città sono devastate. Facciamo fatica a capire come si possa risolvere le diatribe con la guerra in cui innocenti pagano e in cui, l’eventuale conquistatore, se vincesse, in premio, avrebbe solo un Paese distrutto, da ricostruire.
Ancora più difficile da immaginare è essere io in quella condizione. Oggi è tutto normale, o con le tipiche difficoltà che la vita ci pone davanti e, domani, un pazzo qualunque, decide di aprire un conflitto e inizia a bombardare palazzi ed ospedali, assieme agli obiettivi militari. D’un tratto, quello che davamo per scontato: cibo, riscaldamento, cure mediche, tranquillità, sicurezza scompaiono.
Macerie ad ogni passo
Penso a cosa sarebbe infilare quattro cose in uno zaino e incamminarsi, con una valuta che, ad ogni passo perde valore e presto diventerà carta straccia. Due cose. Tutti i ricordi, tutta una vita, alle spalle.. Sotto macerie. Un conflitto incomprensibile ai più. Un conflitto che, certo, ha le sue ragioni, e la diplomazia avrebbe dovuto muoversi meglio, soprattutto quella dell’Ucraina, che troppo spavaldamente si è relazionata con la vecchia URSS. Un conflitto che comunque non appare comprensibile per chi ha sempre condotto una vita semplice ed in pace.
E’ mai possibile che questo ancora avvenga nel 2022?
Macerie nel cuore
Questa non è la sola cosa sulla quale mi capita di interrogarmi ultimamente, su questo tema dell’Ukraina. Di riflesso, come causa, mi chiedo, come possiamo consentire che persone con una evidente attitudine alla manipolazione, con intenti di tornaconto personale (e di copione, mi verrebbe da aggiungere), con nessun interesse al bene della comunità, si occupi di rappresentare il popolo.
L’ho già detto in altre occasioni, ma mi preme ripeterlo. Mi chiedo infatti perché noi, come cittadini italiani, non pretendiamo che, chi desidera occuparsi di politica, sia tenuto ad un percorso di studi specifico, di cui noi dovremmo definire il piano didattico, come pure, dovremmo sottoporre a test psico attitudinali le persone che si accingono a prendere posizioni apicali. Oggi ci sono i mezzi per testare le attitudini, per testare il narcisismo, per testare ogni genere di soft skill e allora, perché non organizziamo il Paese in un modo migliore?
Macerie dietro l’angolo
Per quale motivo finisce sempre che abbiamo Tecnici non eletti che arrivano da Cernobbio? Ve lo dico io: perché non ci sono le competenze. Mi spaventa l’idea che, prendere parte a questa guerra, schierandosi oltre la diplomazia, con l’Ucraina, possa portare ad un conflitto mondiale. Mi spaventa, d’altro canto, anche l’idea, che un Putin incontrastato, possa ricreare gli orrori del trascorso novecento.
Allora vi prego, la mia è una supplica. Strutturiamoci perché siano i migliori a condurre il nostro Paese. Strutturiamoci perché siano quelli che hanno i migliori meriti ed etica, comprovati, in modo trasparente. Forse la scuola Sant’Anna è un luogo di formazione ad un certo livello. Peccato che poi il sistema elettorale agisce in un altra direzione e, ogni tre per due, si nomina un “noto” dell’elite. E’ normale. Se lavoro in un’azienda e mi serve una persona in un determinato ruolo, vado ad attingere a chi conosco.
Macerie, e non è finita
Quanto ci vuole a ricostruire un Paese? Quanto ci abbiamo messo noi europei a ricostruire i nostri Paesi dopo la seconda guerra mondiale? Non lo so. Mi ricordo però i racconti di mia madre. I racconti dei raid aerei, le sirene che intimavano la popolazione ad andare nei rifugi (rifugi che erano cantine, non certo bunker) e la povertà, i pasti fatti di sola polenta, non solo durante la guerra, ma anche lungamente dopo. Le mezze porzioni, non come adesso che non vogliamo ingrassare, ma le mezze porzioni perché non bastavano i soldi. Ne vale la pena?
Non credo esista nessuna ragione al mondo che giustifichi la guerra. Noi dovremmo essere tutti un unico popolo, e dovremmo andare verso energia, pulita e rinnovabile, disponibile ovunque, da ridistribuirci in rete. Energia eolica, solare, energia all’idrogeno di cui, già vent’anni fa, Jeremy Rifkin scriveva le grandi potenzialità che avrebbero potuto trasformare l’africa in un Paese rigoglioso, irrigato, e in cui la fame e le malattie potevano essere sconfitte. L’africa, e il Mondo, Cercate “Economia all’Idrogeno” di J. Rifkin e vedrete che, ancora oggi, si rischia di andare verso un nucleare (niente affatto pulito e niente affatto sicuro) per tornaconti personali quando tra, eolico, solare ed idrogeno ne avremmo a sufficienza per costruire un mondo davvero diverso, in cui non serve invade un Paese per depredarne le risorse.
Mentre aspettavo che si facesse un passo avanti, il Mondo, ha fatto un passo indietro. E’ sempre possibile trovare la propria strada, Non smettete mai di provarci.
Autrice: Rosa M. Mariani – rosa.mariani@pinksolution.it
Scrittrice e Mentore | Esperta industria dell’alluminio e industrie correlate | Esperta processi organizzativi e di vendita