Si chiama Reveal storage ed è un progetto internazionale che metterà alla prova lo stoccaggio energetico per mezzo di alluminio, per l’energia che viene, soprattutto, dalle rinnovabili che, come noto, sono disponibili in modo intermittente, mentre il consumo di energia ha necessità di essere a disposizione quando necessario.

Si tratta di una prospettiva tra le più promettenti che sono emerse negli ultimi anni per dare risposta ad un modello di sviluppo energetico basato sulle rinnovabili.  Offre molti vantaggi piuttosto oggettivi e ancora oggi poco conosciuti, perfino da parte del mondo della ricerca,  della ricerca nel campo energetico.

Chiama in causa l’industria metallurgica che tradizionalmente richiede, diciamo altri tipi di competenze. Sta di fatto che l’avviamento di questo programma REVEAL, dimostra che l’Unione europea, anche forse se non l’Italia, per il momento ha compreso il potenziale di questa tecnologia, di questo particolare utilizzo dell’alluminio di cui Stefano Passerini, direttore dell’Helmholtz Institute Ulm in Germania, ha parlato a Smart City.  Parliamo di utilizzare l’alluminio metallico, quello che conosciamo tutti come riserva di energia, esattamente come potrebbe essere una riserva di energia, una tanica di carburante, o una bombola di idrogeno, una catasta di legna.

Cerchiamo di capire come funziona.

Si parte dall’alluminio ossido.  La bauxite è un minerale molto diffuso sulla terra (costituisce l’8% della crosta terrestre). L’ossido di alluminio viene ridotto elettrochimicamente. Per l’alluminio metallico è un processo che si fa ad alta temperatura ed ultimamente sono stati sviluppati i processi che non generano praticamente produzione di CO2, quindi si può produrre l’alluminio senza co2.

L’alluminio, dato importante, si produce con l’elettricità, non è per esempio come l’acciaio che si fa col carbone.

L’alluminio può essere solamente prodotto con energia elettrica, non esiste un processo termico a combustione, per la produzione dell’alluminio.

Questo processo richiede tanta energia elettrica, ma in verità, questa si accumula nell’alluminio stesso. e questa può essere sfruttata, come propongono in Reveal tramite la reazione fra l’alluminio e l’acqua che genera idrogeno che può essere utilizzato come combustibile.  Questa è l’idea di fondo.

23 KWh di energia pulita a disposizione

Un litro di alluminio contiene due volte e mezzo l’energia di un litro di carbutante.   In un litro d’alluminio ci sono 23,5 chilowattora, mentre un combustibile fossile si aggira intorno ai 10 kwh.

Accumulare alluminio è facilissimo: non pone problemi di tipo sociale. Se ne sta lì a tempo indeterminato e quando serve lo si brucia con l’acqua ad alta temperatura.

Si produce quindi idrogeno, col quale si può fare altro calore o energia elettrica.

E il calore che può essere usato come tale o per produrre altra energia elettrica.  Quindi questo è lo scenario su cui si sta studiando.

La temperatura di fusione da i valori ottimali

Quali sono gli obiettivi di questo progetto europeo’ loro si focalizzano sulla produzione di elettricità ma soprattutto anche sulla produzione di acqua per l’uso sanitario e di riscaldamento. Quindi loro vogliono sviluppare un processo che opera a bassa temperatura, diciamo intorno ai 100 ° C, o appena sopra i 200 °C e su scala domestica.

Questo processo che lavora a bassa temperatura ha un piccolo inconveniente. Come target di processo si otterrebbero 15 Megawattora per metro cubo, 15 kW ora per litro, mentre se lo stesso processo viene effettuato, come proposto dallo studio a temperature superiori ai 607°C (ricordiamo che questa è la temperatura a cui l’alluminio fonde)  si può praticamente quasi raddoppiare la quantità di energia e quindi aumentare l’efficienza del processo.

Avvenieristico per un’azienda che produce bruciatori, oggi? Può essere, ma di sicuro la ricerca in questa direzione sta facendo passi da gigante.

A me resta l’interrogativo:

Con quale energia e a quale costo portiamo l’acqua a 600 gradi per sprigionare l’energia accumulata nell’alluminio durante il suo originale processo elettrolitico? Mi chiedo anche quale livello di energia è inglobato nell’alluminio riciclato e non primario. La risposta a questa domanda penso sia fondamentale.

Stiamo sintonizzati. Certamente si troveranno le risposte.

Mi piace pensare che le scorie di un futuro dell’umanità siano un metallo che torna alla terra e non scorie radioattive. Mi piace l’idea che ogni piccolo agglomerato urbano possa gestire il proprio fabbisogno energetico. Mi piace pensare ad un africa che utilizzi acqua salata, del mare, per questo processo (processo che la restituisce desalinizzata) e che poi la possa utilizzare per l’agricoltura.  Fine della fame nel mondo. Fine dei processi migratori di massa. Fine delle guerre.

Un sogno?

Credo proprio che ancora lo sia, ma nulla accade se non l’hai sognato prima! 

 

 

Autrice: Rosa M. Mariani – rosa.mariani@pinksolution.it

Esperta nell’industria della laminazione e verniciatura dell’alluminio | Esperta in processi organizzativi e di vendita | Esperta in piattaforme e soluzioni digitali | Mentore 1-2-1 | Temporary Manager |