Se CIE Lab vi dice qualcosa, siete del mestiere. Quando un edificio deve essere eseguito con un rivestimento in alluminio preverniciato, di un colore che l’architetto ha fatto mettere nel capitolato, normalmente l’operazione che si deve eseguire è un controtipaggio della tinta. Questo avviene, se la richiesta parte da un codice colore della carta Ral (lo standard in Italia), un codice NCS (lo standard in Svizzera) oppure da un riferimento tinte Pantone (uno degli standard in pubblicità), o altro ancora e, sicuramente, va fatto, se c’è addirittura un campione di una tinta che non rientra in alcuno standard.
Questa operazione, a seconda del colore, della lucentezza e del tipo di vernice, deve rispettare criteri precisi di variazione per quello che diverrà il master di accettazione per la prima produzione e quelle a seguire: Dl (chiaro-scuro) Db (blu-giallo) Da (rosso-verde) per arrivare al DE (differenza totale) con la radice quadrata dei precedenti valori. Questo, senza dimenticarsi il controllo visivo che, per diverse ragioni, può fare una importante differenza. Le tinte metallizzate, per esempio, sono metameriche: hanno cioè quell’effetto cangiante a seconda dell’inclinazione della superficie e vengono influenzate dalla dimensione del granello metallico nella mescola. Una volta effettuato il controtipaggio e una volta che il campione viene accettato e controfirmato, quello sarà il riferimento per le produzioni a seguire.
CIE Lab: Commissione Internazionale Illuminazione
La commissione Internazionale ha designato, già nel lontano 1931, che i colori possono essere percepiti differentemente dell’occhio umano a seconda dell’individuo per effetto delle diverse periferiche utilizzate. La Commissione Internazionale dell’Illuminazione (CIE) ha allora definito degli standard che consentono di fissare i parametri di un colore, indipendentemente dalle periferiche utilizzate, considerando il triplo stimolo percettivo del colore da parte dell’uomo. Dal 1931 sono stati fatti passi da gigante. Se su un marrone, solo trent’anni fa, DE 2 era un valore accettato, oggi ci si muove attorno a valori che sono almeno la metà.
La cosa più interessante, al di là del controtipaggio, è la capacità, di tenere il colore tra un lotto produttivo e l’altro in una buona tolleranza. Bisogna considerare che, l’esposizione alla luce comporta uno sfarinamento e un viraggio del colore, nel tempo. Possiamo definirla una opacizzazione, che si risolve visivamente, in una deviazione rispetto all’originale. Per questa ragione, se si desidera rifare una parte di un edificio, facente parte di un complesso più ampio, non basterà “ordinare il vecchio codice” perché rischieremmo di far produrre un colore che ci è virato negli anni sotto gli occhi, senza darcene la sensazione e che, nella busta nera del produttore, si è mantenuto diversamente.
Gli stessi laboratori conservano i campioni master sui quali confrontarsi nelle produzioni, come accennato, in buste nere, per proteggerli dalla luce e dal conseguente viraggio del colore. Nonostante ciò, ciclicamente, si cambia il campione. L’accuratezza o meno dell’operazione, unitamente al fatto che la produzione può oscillare una volta verso il segno “+” e una volta verso il segno “-” , rende consigliabile, in situazioni critiche di accostamento, di fare attenzione.
CIE Lab: il colore non è l’unico parametro
CIE Lab misura la tinta e i parametri della brillantezza che abbiamo concordato, ma ci sono altri casi critici in cui bisogna fare attenzione: le tinte metalizzate, come abbiamo detto, sono metameriche e questo significa che dobbiamo tendere a fare attenzione che la superficie che dobbiamo montare in una facciata, venga da un unico lotto produttivo. Se per motivi comprensibili, questo dovesse non essere possibile, dobbiamo comunque stare attenti a cambiare parete, in modo che la luce, rifrangendo in modo diverso, mascheri le differenze dei due lotti, evidenziandole.
I colori metallizzati, inoltre, vanno necessariamente montati nello stesso verso: quello della verniciatura. Assicuratevi che il film pelabile che richiederete per poter formare i pannelli con agio abbia una freccia ad indicare il verso di verniciatura. Eviterete in questo modo, una volta rimosso il film di protezione, di avere una spiacevole sorpresa.
L’esperienza del produttore è importante, ma anche tutte le figure che partecipano alla realizzazione del progetto. Il produttore di qualità non vi fornirà una commodity perché ha presente che, la performance, è la combinazione di diversi fattori. Troverete chi vi fornirà quel che chiedete, al ribasso, ma siate certi di sapere cosa comprate, di avere voi stessi la capacità di conoscere il “fit for use”
Un prodotto di qualità non si ferma infatti alla sola verniciatura del colore appropriato, ma prevede la combinazione di diversi fattori. La piega a cui sarà sottoposto il materiale, non potrà prescindere dalla corretta scelta dello stato fisico e della lega del supporto di alluminio.
Non dimentichiamoci anche che, diverse vernici, hanno diverse performance e che, la combinazione di lega di alluminio, stato fisico, tipo di vernice, metodo di applicazione, aprono un mondo di possibilità.
Autore: Rosa M. Mariani – rosam.mariani@pinksolution.it
Chief Digital Officer a progetto: metodo Digital Building Blocks
Consulente nel mondo mondo dell’alluminio e aziende correlate: organizzazione vendite, mappatura processi, social media, copywriting, mentoring 1-2-1
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