Tutti noi sappiamo che “abbiamo sempre fatto così” è la classica affermazione di quando non vogliamo cambiare un approccio. Tutti noi sappiamo che, ad esprimersi così, è lo scoglio nel team e a volte quello scoglio siamo noi. A volte lo scoglio è “il capo” e allora, le discussioni sono finite.
E’ normale, è naturale. Tutti noi abbiamo una certa area di comfort in cui sappiamo cosa ci dobbiamo aspettare e, anche se quell’atteso è faticoso, dispendioso, a volte anche doloroso. Il nuovo che ci comporta magari uno sforzo iniziale, per poi alleggerirci e facilitarci la vita, ci mette ansia e, per questo, preferiamo non avventurarci in terre sconosciute.
Risaputo è pure che lo spirito di avventura, da un lato è legato al temperamento, al carattere, ma dall’altro, all’età. Man mano che l’esperienza si accumula, e con essa le delusioni, viene meno quell’entusiasmo a buttarsi in modo entusiastico verso il nuovo.
Non per tutti è così, nel mio caso, per esempio, ho sempre amato cambiare e quando i cambiamenti nel mondo dell’alluminio non avevano più confini per me eccitanti da raggiungere, mi sono convertita al digitale. Più nuovo di così!
Abbiamo sempre fatto così
nell’alluminio. certo e imparare dopo i cinquant’anni ad orientarmi nel mondo del digital non è stato facile, non ve lo nascondo, ma oggi mi sento davvero utile quando vedo in quel sentiero, a me ben noto, dell’abbiamo sempre fatto così, una strada diversa e la so portare nelle aziende, la soddisfazione è grande.
Si parte di solito con un progetto delimitato ad un obbiettivo che quel “fare come sempre” non ha portato frutti e poi, man mano che i tasselli del puzzle si realizzano, l’appetito aumenta e si decide di mettere sul tavolo un nuovo problema a cui dare una soluzione diversa.
Fondamentalmente la diffidenza verso il digital c’è perché gli operatori del settore (quelli che hanno iniziato a vent’anni, non oltre i 50 come me), parlano il digitalese, usano termini in inglese e non fanno capire nulla,
Per me è fondamentale rapportare tutto alla concretezza dell’oggi, illustrare le cose che andrei a fare, spiegando l’accelerazione che l’automazione da ad un processo, che – analizzandolo si ottimizza – ma che non è uno stravolgimento della realtà, ma semmai una rappresentazione nitida, senza tentennamenti, senza incertezze, senza errori. Chiaramente, l’Assesment deve essere fatto bene (pardon.. L’analisi!)
Abbiamo sempre fatto così
E il principio rimarrà quello, sacro ed inviolabile (a meno che non ci siano proprio errori nella strategia). Il principio rimarrà quello, solo sarà messo a sistema. Non più il collaboratore attento che effettua tutti i passaggi e quello più “artistico” che applica il suo personale percorso, saltandovi proprio parti fondamentali nella vendita.
Le abitudini ci creano comfort, tranquillità, senso di accoglienza, ma basta poco per acquisire una nuova abitudine. E’ sufficiente illustrare i vantaggi, affiancare, accompagnare, con tutorial, informative, giornate di formazione ai nuovi strumenti. Basta identificare un gruppetto di esploratori che come avanguardie artistiche, vadano a creare nuovi modelli organizzativi e vadano a contaminare positivamente il resto dell’azienda.
Io te l’avevo detto
Mi piace sempre citare questo episodio che riguarda la mia esperienza dei primi anni nel digitale. Ricordo che parlai con entusiasmo ad un mo mentore del successo che aveva avuto un certo progetto impostato secondo determinati criteri e la risposta fu “io te l’avevo detto che dovevi fare così” Ebbene, “si, tu me l’avevi detto, ma io non avevo capito!”
Una barriera che esiste dentro di noi legata a quel “abbiamo sempre fatto così” è che anche quando ci viene detta una cosa, che esce dalla nostra forma mentis, non siamo in grado di capirla, la riceviamo, ma adattata (e quindi diversa). Ci vuole molto tempo, molta ripetizione perché un paradigma totalmente diverso a quello cui siamo abituati si faccia spazio nella nostra mente. Non è cattiveria, stupidità, o altro. L’ho sperimentato su me stessa. Si tratta della mappa mentale che ci siamo fatti della realtà che è basata sulle nostre esperienze, su quello che conosciamo. Se qualcosa è molto diverso dall’idea che ci siamo fatti, potremmo anche credere di avere capito, potremo dire anche “si, si” al nostro interlocutore, mentre ci sta parlando ma di fatto la nostra ricezione sarà solo parziale.
Un po’ come quando leggiamo un libro e ci rimane un ricordo o di assoluta brillantezza o al contrario di insensatezza. Poi lo rileggiamo anni dopo e, quello che ci era apparso brillante viene ridimensionato dai nuovi discernimenti che nel frattempo abbiamo fatto nella vita, dalle nuove cose che abbiamo appreso oppure tutto ad un tratto ci appare molto interessante perché nel frattempo, negli anni, abbiamo acquisito quelle conoscenze che ci consentono di comprendere il costrutto.
Abbiamo sempre fatto cosi
Non vi preoccupate per questo. Tutti “abbiamo sempre fatto così” in qualcosa, tutti vorremmo continuare a “fare così” e vorremmo anche che tutto il mondo facesse le cose a modo nostro.
La cosa bella, la cosa straordinaria è quando, ci consentiamo di lasciare andare il controllo e lasciamo che gli altri facciano le cose a modo loro o quando apriamo la comprensione a 360°, senza barriere, scopriamo che la somma delle diversità è ricchezza. Non è il modo personale in cui le persone fanno le cose che va criticato. Le persone sono uniche, tutte diverse e tutte ambiscono a riuscire bene.
Se si lavora nell’ambito di processi per punti essenziali, le personalità si possono esprimere e la vitalità che ne consegue porta energia.
Dare processi consente alle persone di esprimersi secondo le loro peculiarità, ma garantendo i punti fermi importanti per l’azienda. Automatizzare i processi accelera l’efficienza che i processi hanno impostato.
“Abbiamo sempre fatto così” So, what? It is up to you to answer!
autrice: Rosa M. Mariani, Technician Mentor – Temporary Manager
Esperta nell’Industria della laminazione e verniciatura dell’alluminio | Esperta in piattaforme digitali | Mentore 1-2-1
rosa.mariani@pinksolution.it